Il 2 novembre 1946 il primo Presidente della Repubblica Italiana Enrico De Nicola, conferì alla Città di Bologna La Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Guerra di Liberazione. Nel famoso manifesto in cornice metallica, gli stemmi della Città di Bologna e dei comuni della sua provincia, attorniano la scritta centrale nella quale si legge:
“BOLOGNA Medaglia d’Oro al Valor militare della RESISTENZA CITTA’ PARTIGIANA, FEDELE ALLE ANTICHE EROICHE TRADIZIONI NON VOLLE SOGGIACERE ALLA PREPOTENZA DEL TEDESCO INVASORE. E COL SANGUE PURISSIMO DEI SUOI FIGLI MIGLIORI, CON LE CASE DISTRUTTE ED IN EPICI, DIUTURNI COMBATTIMENTI SOSTENUTI CON LE ARMI STRAPPATE AL NEMICO, FU ALL’AVANGUARDIA DELL’IMPARI LOTTA E NELL’INSURREZIONE CHE, NELL’ALBA RADIOSA DELL’APRILE 1945, PORTO’ LA PATRIA ALLA RICONQUISTATA LIBERTA’.
(Settembre 1943 – Aprile 1945)
Aprile 2012.
Alla chetichella e senza proclami di sorta, i nazifascisti di Casa Pound possono impunemente e senza contrasto alcuno aprire la loro sede bolognese in via Malvolta 16/d, dove un tempo c’era un forno che inebriava il rione della fragranza del suo pane fatto con dedizione e amore.
Oggi invece sale il puzzo inconfondibile del fascismo.
Perché è stato possibile? Perché le istituzioni repubblicane e le associazioni sedicenti antifasciste di questa città non fanno nulla per contrastare culturalmente in termini attivi l’avanzata tra i giovani di queste idee portatrici dell’assoluta necrosi della ragione e dell’umanità?
Senza tanti giri di parole occorre prendere atto e alla svelta che qualcosa in questi decenni, da quel 2 novembre 1946, non è andato per il verso giusto. Ed è anche ora di smetterla di cercare sempre altrove le ragioni del successo odierno delle idee e delle pratiche nazifasciste, e per converso quelle dell’insuccesso dell’antifascismo bolognese. Ma per tentare di dare una risposta concreta a questi, ineludibili per tutti, quesiti, c’è solo una cosa seria da fare : ricominciare da capo con umiltà come se ci chiedessimo a voce alta: dove eravamo rimasti? Per questo nasce il Coordinamento Cittadini Antifascisti Murri, per ripartire come cittadini di questa Repubblica che rivendicano il diritto di riappropriarsi della parola e dell’iniziativa politico/culturale dal basso, senza la tutela di padrini e padroni. In questo Coordinamento si lavora come cittadini semplici: della serie che non accettiamo l’ingerenza di strutture già orchestrate come associazioni, partiti, sindacati, ecc…. Qui si conta in quanto persone che condividono fino in fondo i principi della nostra Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, non a parole ma coi fatti. Piccoli esempi: se si è per la Costituzione non si può essere razzisti, se si è per la Costituzione non ci si può pronunciare per la riapertura della case di tolleranza, se si è per la Costituzione non si può plaudire ai bombardamenti effettuati sulla Libia. Avanzo una ipotesi, che sia perché ci sono troppe persone di questo genere che l’antifascismo militante non va più di moda ed in sua vece sia cresciuto solo quello parolaio e celebrativista delle corone, comodo paravento del vuoto ideale?
Il 25 Aprile del 2011 l’ANPI di Como dedicò quella meravigliosa giornata al ricordo dell’esempio di Vittorio Arrigoni, pacifista attivo tra i palestinesi, che lottava pacificamente contro l’occupazione israeliana dei Territori e che morì assassinato a Gaza, in terra di Palestina pochi giorni prima. Vittorio aveva insegnato ai bambini palestinesi a cantare Bella Ciao, e Vik, come affettuosamente veniva chiamato fu sempre circondato dalla stima e dall’affetto della gente umile e sofferente. L’ANPI di Como, disse qualcuno che conta nell’antifascismo qui a Bologna, è lontana, come a dire che non era il caso di seguirne le orme e men che meno l’esempio di grande apertura culturale. Adesso so perché i fascisti possono dormire sonni tranquilli e tra due guanciali, perché chi deve fare non fa e chi deve opporsi preferisce pasteggiare alla tavola dei potenti, meglio se banchieri!
ALLONS ENFANTS, MESSIEURS LES CITOYENS!